Una proposta di legge d’iniziativa popolare. Da settembre la raccolta firme: ne servono 50 mila. Interventi di sostegno economico all’apprendimento, permessi per lavoratori e pensionati, sostegni alle attività di qualificazione promosse dalle imprese
di L.C.
Sapere per contare, conoscere per crescere, apprendere sempre: queste in sintesi le parole d’ordine della proposta di legge di iniziativa popolare sull’Apprendimento permanente, promossa da Cgil, Flc Cgil, Spi Cgil e Auser, che è stata illustrata mercoledì 10 giugno nel corso di un incontro pubblico (scarica il testo). “La conoscenza è il passaporto della democrazia, il motore dello sviluppo di un Paese e lo strumento per promuovere la qualità del lavoro e della vita dei suoi cittadini”, ha ricordato il segretario confederale Fulvio Fammoni presentando l’iniziativa. “Per i pensionati e le persone anziane - ha sottolineato Lucio Saltini, segretario nazionale dello Spi - un sistema di apprendimento per tutto l’arco della vita garantisce loro di cogliere le opportunità che oggi offre la nostra complessa società e non solo di subirne i rischi”.
La proposta di legge è già pubblicata nella Gazzetta ufficiale: la data di inizio della raccolta delle firme - ne sono necessarie almeno 50mila - è stata fissata dai promotori per i primi giorni di settembre con la riapertura dell’anno scolastico. “La scelta - ha spiegato Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - non è stata casuale. Con questa iniziativa vogliamo ribadire l’impegno del sindacato a difesa della qualità della scuola pubblica”. E ha proseguito: “Un sistema di educazione permanente, che manca all’Italia a differenza degli altri Paesi europei, è un forte strumento per sostenere l’invecchiamento attivo, è un potente fattore di integrazione per i lavoratori migranti e i loro figli, è una risorsa vitale per la qualità della vita di tutti”. L’appello ad aderire alla proposta è sottoscritto da un illustre linguista italiano ed ex ministro, il professor Tullio De Mauro.
Il testo della proposta di Legge, articolato in dodici punti, prevede in sintesi interventi di sostegno economico rivolti all’apprendimento (agevolazioni fiscali, formazione gratuita, accesso al credito), un sistema di permessi e congedi per i lavoratori attivi e i pensionati, servizi pubblici di orientamento e certificazione della qualità della formazione, nonché sostegni alle attività di qualificazione promosse dell’impresa privata.
L’apprendimento permanente è diventato un elemento centrale delle politiche europee e delle strategie di sviluppo delle risorse umane. Esso è trasversale a tutti i momenti della vita “da prima della scuola a dopo la pensione”, come si legge nei documenti europei, e mira a cinque obiettivi: autorealizzazione, occupabilità, adattabilità professionale, cittadinanza attiva e inclusione sociale.
Il quadro italiano, nell’ambito europeo, non è tra i migliori in questo senso. Secondo la più recente indagine ALL (Adult Literacy and Life Skills) solo il 20% della popolazione adulta raggiungerebbe livelli di padronanza alfabetica all’altezza di una risposta efficace alle esigenze di vita e di lavoro. Ancora oggi ci sono due milioni di adulti, concentrati nel Mezzogiorno, che presentano fortissime difficoltà di alfabetizzazione; tra le forze di lavoro ben il 40% non ha un titolo di studio superiore a quello di scuola media; tra i giovani il 19,3% è sprovvisto di diploma o altra qualifica; solo il 6,2% degli adulti partecipa ad attività formative e solo il 32% delle imprese italiane sopra i dieci dipendenti ne realizza per i propri dipendenti.
di L.C.
Sapere per contare, conoscere per crescere, apprendere sempre: queste in sintesi le parole d’ordine della proposta di legge di iniziativa popolare sull’Apprendimento permanente, promossa da Cgil, Flc Cgil, Spi Cgil e Auser, che è stata illustrata mercoledì 10 giugno nel corso di un incontro pubblico (scarica il testo). “La conoscenza è il passaporto della democrazia, il motore dello sviluppo di un Paese e lo strumento per promuovere la qualità del lavoro e della vita dei suoi cittadini”, ha ricordato il segretario confederale Fulvio Fammoni presentando l’iniziativa. “Per i pensionati e le persone anziane - ha sottolineato Lucio Saltini, segretario nazionale dello Spi - un sistema di apprendimento per tutto l’arco della vita garantisce loro di cogliere le opportunità che oggi offre la nostra complessa società e non solo di subirne i rischi”.
La proposta di legge è già pubblicata nella Gazzetta ufficiale: la data di inizio della raccolta delle firme - ne sono necessarie almeno 50mila - è stata fissata dai promotori per i primi giorni di settembre con la riapertura dell’anno scolastico. “La scelta - ha spiegato Guglielmo Epifani, segretario generale della Cgil - non è stata casuale. Con questa iniziativa vogliamo ribadire l’impegno del sindacato a difesa della qualità della scuola pubblica”. E ha proseguito: “Un sistema di educazione permanente, che manca all’Italia a differenza degli altri Paesi europei, è un forte strumento per sostenere l’invecchiamento attivo, è un potente fattore di integrazione per i lavoratori migranti e i loro figli, è una risorsa vitale per la qualità della vita di tutti”. L’appello ad aderire alla proposta è sottoscritto da un illustre linguista italiano ed ex ministro, il professor Tullio De Mauro.
Il testo della proposta di Legge, articolato in dodici punti, prevede in sintesi interventi di sostegno economico rivolti all’apprendimento (agevolazioni fiscali, formazione gratuita, accesso al credito), un sistema di permessi e congedi per i lavoratori attivi e i pensionati, servizi pubblici di orientamento e certificazione della qualità della formazione, nonché sostegni alle attività di qualificazione promosse dell’impresa privata.
L’apprendimento permanente è diventato un elemento centrale delle politiche europee e delle strategie di sviluppo delle risorse umane. Esso è trasversale a tutti i momenti della vita “da prima della scuola a dopo la pensione”, come si legge nei documenti europei, e mira a cinque obiettivi: autorealizzazione, occupabilità, adattabilità professionale, cittadinanza attiva e inclusione sociale.
Il quadro italiano, nell’ambito europeo, non è tra i migliori in questo senso. Secondo la più recente indagine ALL (Adult Literacy and Life Skills) solo il 20% della popolazione adulta raggiungerebbe livelli di padronanza alfabetica all’altezza di una risposta efficace alle esigenze di vita e di lavoro. Ancora oggi ci sono due milioni di adulti, concentrati nel Mezzogiorno, che presentano fortissime difficoltà di alfabetizzazione; tra le forze di lavoro ben il 40% non ha un titolo di studio superiore a quello di scuola media; tra i giovani il 19,3% è sprovvisto di diploma o altra qualifica; solo il 6,2% degli adulti partecipa ad attività formative e solo il 32% delle imprese italiane sopra i dieci dipendenti ne realizza per i propri dipendenti.